venerdì 2 maggio 2008

Commento pubblicato sul sito di Sabina Guzzanti...

... in risposta a un'utente che ha scritto:

"impiegati soprattutto nelle produzioni Tv, sono scenografi, parrucchieri, videografici, programmisti registi, aiuto registi"
Non è il mio campo ma mi pare che questi mestieri siano da tempo immemore di tipo precario. Un regista non può pretendere di non essere precario, e un parrucchiere se decide di lavorare nel mondo dello spettacolo sa che sarà precario, altrimenti se non vuole esserlo si apre il suo negozio (e si accontenta del salario più basso).
Poverini, questi precari delle produzioni tv..

Colgo una malcelata ironia nell'intervento di "elenabondi". "Il parrucchiere, se non vuol esserlo (precario) si apre il suo negozio" mi fa venire in mente la famosa frase di Maria Antonietta sul popolo che aveva finito il pane "che mangino brioches"! Non è proprio il suo campo, cara mia, ma allora ha mancato un'ottima occasione per starsene zitta. Un regista pagato profumatamente può anche permettersi di essere precario (poi ci sono quelli come un certo Michele Guardì che, precari o no, sono a riempirci i weekend e l'ora di pranzo da anni), ma un montatore come me, ad esempio, no. Lo sa, cara "elenabondi", che lavoro nei media da trentatré anni e che, se spesso sono rimasto disoccupato, non era certo per colpa mia ma per colpa dell'incapacità dei datori di lavoro? Sono probabilmente il più anziano montatore "analogico" d'Italia, per età e per esperienza sulle macchine, parlo quattro lingue, mi sono formato anche su Avid (il montaggio computerizzato), ho scritto due saggi di storia del cinema, parlo quattro lingue (inglese, francese, portoghese e arabo) e, nonostante tutto ciò, sono costretto a barcamenarmi tra un contratto a tempo determinato e l'altro, dipendente RAI o di qualche agenzia interinale. Pagato una miseria, nonostante abbia investito su di me per crescere in preparazione e cultura generale. Se ti chiami (senza offesa per lui) Paolo Bonolis, puoi saltellare tra RAI e Mediaset e ogni volta far crescere il tuo valore. A noi tecnici, questo è negato. O bere o affogare. In più, ora eccoci qua con questa storia del blocco dei contratti a tempo determinato, in un'azienda presieduta da un tizio che, in passato, ha diretto "l'Unità". Alla faccia della Repubblica democratica fondata sul lavoro! Posso dire che, se Antonio Gramsci avesse saputo in che mani finiva il giornale fondato da lui nel 1924, forse si sarebbe suicidato invece di morire nelle carceri fasciste?

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