lunedì 18 luglio 2011

Rai, di tutto, di più…ma anche troppo.

http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2011/06/29/news/la_struttura_delta_in_rai-17637869/?ref=HREC1-2

Gli appalti RAI. Un "porto delle nebbie" da decenni.

Quando, a seguito delle varie indagini del filone "Mani pulite", si cominciò a parlare anche della RAI e della gestione delle lavorazioni in appalto, nel settore si creò il caos. La RAI "chiuse i rubinetti", alcune società fallirono, molti lavoratori persero il posto o ebberi gravissimi problemi. Poi, come sappiamo, tutto è ritornato come prima, anzi peggio. Fa bene alla memoria ricordarsi queste cose.

Appalto ricco, mi ci ficco

http://fuorionda.tv/drupal/content/appalto-ricco-mi-ci-ficco
Da "l'Unità" del 30 marzo 2011.

domenica 17 luglio 2011

Appaltando...

La Rai è un po' come una chioccia, tutt'intorno ci sono centinaia di pulcini pigolanti, che reclamano avidamente il "grano". Quando, negli anni Ottanta, metter su una troupe ENG costava qualche milioncino di lire e una sala di montaggio o un pullman per le riprese in esterni impiegavano apparecchiature dal costo miliardario, riuscire a inserirsi nel business degli appalti, specialmente quelli legati alle produzioni di Viale Mazzini, era il sogno di ogni imprenditore del settore audiovisivo. Ne sapeva qualcosa Antonio Balsamo, deus ex machina della SBP, l'azienda romana che può essere definita l'apripista del mercato del service televisivo italiano. Fondata nel 1976 grazie all'intuizione (la leggenda dice che l'idea venne all'allora capitano delle Trasmissioni dell'Esercito, appunto Balsamo, fermo al semaforo dell'incrocio Via Cristoforo Colombo-Via Laurentina direzione Cecchignola) che in Italia, con la nascita delle tv locali e delle prime syndication tra emittenti, destinate in seguito a lasciare spazio ai primi network, si stava sviluppando un mercato dalle potenzialità enormi, la SBP è universalmente riconosciuta come la "mamma di tutte le post-produzioni". Fu la prima ad avere disponibile in sala di montaggio il mitico Squeezoom, che permetteva di intervenire digitalmente sulle immagini televisive rimpicciolendole, ingrandendole, ruotandole e moltiplicandole, la prima anche a dotarsi di altre celebri attrezzature per effetti speciali digitali: le indimenticabili macchine Quantel, il DPE 5001 Plus, il Mirage, il Paintbox, l'Harry; e poi i primi computer grafici in grado di elaborare le immagini e di imprimerle su pellicola cinematografica 35mm (la sigla di "Appuntamento al Cinema", celebre programma RAI di anteprime cinematografiche, è stata realizzata da Enzo Sferra della CGE, società del gruppo SBP, con quel computer ed è andata in onda per circa un quarto di secolo), la prima centralina di montaggio Ampex Touchscreen, il primo telecinema digitale, la prima sala di post-produzione su cassetta D1 in 4:2:2... Un turno di montaggio "base" in una sala della SBP costava 4.200.000 lire, rivalutati sarebbero circa 4.000 euro di oggi. Nel momento di massima crescita, ne erano attive sei, che svolgevano un ruolo centrale nel business del gruppo, che operava anche nelle riprese televisive in interni ed esterni, nella conversione di standard, nella duplicazione home video, nella già citata computer graphics e nella post-produzione audio. La sede era, e rimane tuttora, in Via Jenner, nel quartiere Monteverde. Un po' distante da Via Teulada o, quando iniziarono a funzionare, Saxa Rubra, Borgo e Dear, ma le potenzialità delle apparecchiature e la bravura degli operatori giustificavano il dispendio di tempo e risorse. Con la nascita di altre società di service, l'aumento dei clienti (non solo la Rai, ma anche gli altri network) e, soprattutto, il crollo vertiginoso dei prezzi del materiale elettronico (non solo consumer, ma anche broadcast) il settore degli appalti è stato al centro di una profonda rivoluzione, che ha causato il moltiplicarsi delle aziende, grandi, piccole e piccolissime, molte delle quali si sono piazzate a due passi dalle sedi Rai e hanno iniziato a combattere una guerra senza quartiere per aggiudicarsi un po' di lavoro, sempre meno remunerativo. Oltre ai service, chi ci rimette sono senza dubbio i lavoratori. Gli stipendi del settore hanno subito una notevole flessione e il danno, in quest'ultimo decennio, è stato aggravato dal cosiddetto "effetto euro", che ha dimezzato il potere d'acquisto dei salari. Aggiungendo a questo anche il fatto che la stragrande maggioranza di cameraman, montatori, grafici, assistenti e tecnici vari lavora in modo instabile e precario, la situazione si sta facendo disperata. La concorrenza spesso sleale e i maldestri tentativi di fare cartello non riescono a garantire gli introiti necessari per sopravvivere alle molte aziende. E sì che, rispetto a pochi anni fa, sono nati molti nuovi canali di Rai, Mediaset e Telecom Italia Media, oltre alle emittenti ospitate sulla piattaforma Sky. Sappiamo però che molti di questi canali sono poco più che delle scatole vuote, dove trovano posto soprattutto repliche, dei programmi di poche ore o giorni prima, quando non di anni o decenni fa.