giovedì 6 dicembre 2007

Conigliera RAI

Copio e incollo dal Blog di Beppe Grillo questo interessante elenco di dipendenti RAI che sono anche parenti di illustri personaggi:

Figli (f):Tinni Andreatta, responsabile fiction di Raiuno, (f) dell'ex ministro dc Beniamino. Natalia Augias, Gr, (f) del giornalista e scrittore Corrado. Gianfranco Agus, inviato, (f) dell'attore Gianni. Roberto Averardi, Gr, (f) di Giuseppe, ex deputato Psdi. Francesca Barzini, Tg3, (f) dello scrittore e giornalista Luigi junior. Bianca Berlinguer, conduttrice del Tg3, (f) di Enrico, segretario del Pci. Barbara Boncompagni, autrice, (f) di Gianni. Claudio Cappon, direttore generale, (f) di Giorgio, ex direttore generale dell'Imi. Antonio De Martino, Gr, (f) dell'ex ministro socialista Francesco. Antonio Di Bella, direttore Tg3, (f) di Franco, ex direttore del "Corriere della Sera". Claudio Donat-Cattin, capostruttura Raiuno, (f) dell'ex ministro democristiano Carlo. Jessica Japino, programmista regista delle edizioni di "Carramba", (f) di Sergio. Giancarlo Leone, amministratore delegato di Rai Cinema e responsabile della Divisione Uno, (f) dell'ex presidente della Repubblica Giovanni. Marina Letta, contrattista a tempo determinato, (f) di Gianni, sottosegretario alla Presidenza a Palazzo Chigi. Pietro Mancini, Gr, (f) del socialista Giacomo. Maurizio Martinelli,Tg2, (f) del giornalista Roberto. Stefania Pennacchini, Relazioni istituzionali Rai, (f) di Erminio, ex sottosegretario Dc. Claudia Piga, Tg1, (f) dell'ex ministro dc, Franco. Francesco Pionati, notista politico del Tg1, (f) dell'ex sindaco di Avellino. Alessandra Rauti, redattore del Gr, (f) di Pino, segretario del Movimento Sociale-Fiamma Tricolore. Silvia Ronchey, autrice e conduttrice di programmi, (f) di Alberto, ex ministro dell'Ulivo ed ex presidente di Rcs. Paolo Ruffini, direttore Gr, nipote del cardinale e (f) di Attilio, ex deputato e ministro dc. Sara Scalia, capostruttura di Raidue, (f) della giornalista Miriam Mafai. Maurizio Scelba, Tg1, (f) di Tanino, ex portavoce del presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. Mariano Squillante, ex corrispondente da Londra, poi a RaiNews 24, (f) dell'ex giudice Renato. Giovanna Tatò, Raitre, (f) di Tonino, consigliere di Enrico Berlinguer. Carlotta Tedeschi, Gr, (f) di Mario, senatore Msi. Daniel Toaff, capostruttura e autore della ‘Vita in diretta’, (f) dell 'ex rabbino di Roma, Elio. Stefano Vicario, regista di Giorgio Panariello, (f) del regista cinematografico Marco. Rossella Alimenti, Tg1, (f) di Dante, ex vaticanista Rai. Paola Bernabei, Ufficio stampa, (f) dell'ex direttore generale della Rai, Ettore, proprietario della società di produzione Lux. Giovanna Botteri, Tg3, (f) di Guido, ex direttore sede Trieste Rai. Manuela De Luca, conduttrice Tg1, (f) di Willy, ex direttore generale Rai. Giampiero Di Schiena, Tg1, (f) di Luca, ex direttore dc del Tg3. Annalisa Guglielmi, sede Rai di Milano, (f) di Angelo Guglielmi, ex direttore di Raitre. Piero Marrazzo, conduttore di ‘Mi manda Raitre’, (f) dello scomparso giornalista Giò. Simonetta Martellini, Raiuno, (f) di Nando, radiocronista sportivo. Luca Milano, dell' ufficio contratti, (f) di Emanuele, ex direttore Tg1 ed ex vice direttore generale. Barbara Modesti, Tg1, (f) dell'annunciatrice Gabriella Farinon e del regista Rai Dore. Monica Petacco,Tg2, (f) di Arrigo, storico e consulente di programmi Rai. Andrea Rispoli, Raidue, (f) del conduttore Luciano, ex Rai. Fiammetta Rossi, Tg3, (f) di Nerino, ex direttore del Gr2, e moglie del ex segretario dell'Usigrai, Giorgio Balzoni, caporedattore al politico del Tg1. Cecilia Valmarana, (f) di Paolo, uno dei padri del cinema coprodotto dalla Rai, nella struttura di RaiCinema. Paolo Zefferi, (f) di Ezio, giornalista, è a Rainews 24.Fratelli (fr) e sorelle (s):Angela Buttiglione, direttore dei Servizi Parlamentari, (s) di Rocco, segretario del Cdu. Nicola Cariglia, sede Rai di Firenze, (fr) di Antonio, ex segretario del Psdi. Silvio Giulietti, telecineoperatore nella sede Rai di Venezia, (fr) di Giuseppe, uomo Rai e Usigrai, ex responsabile dell'informazione dei Ds. Max Gusberti, vice di Stefano Munafò a Raifiction, (fr) di Simona, capostruttura di Raidue. Sandro Marini, Tg3, (fr) di Franco, ex segretario del Ppi. Giampiero Raveggi, capostruttura di Raiuno, (fr) dell'ideatore del programma "Odeon" Emilio Ravel (nome d'arte). Antonio Sottile, programmista regista di "Linea Verde'', (fr) di Salvo, portavoce di Gianfranco Fini. Maria Zanda, capo della segreteria di Roberto Zaccaria, (s) di Luigi, ex responsabile dell'Agenzia del Giubileo.Mogli e mariti (m):Milva Andriolli, sede Rai di Venezia, è l'ex (m) di Silvio Giulietti, fratello di Giuseppe. Anna Maria Callini, dirigente alla segreteria di Raidue, (m) di Gianfranco Comanducci, vice direttore della Divisione Uno. Roberta Carlotto, direttore Radiotre, (m) dell'ex esponente Pci Alfredo Reichlin. Sandra Cimarelli, Palinsesto Raidue, (m) di Franco Modugno, direttore dei Servizi immobiliari Rai. Antonella Del Prino, collaboratrice a "La vita in diretta", (m) del giornalista Oscar Orefice. Simona Ercolani, autrice di programmi Rai, (m) del giornalista Fabrizio Rondolino, ex portavoce di Massimo D'Alema. Paola Ferrari, conduttrice, (m) di Marco De Benedetti. Anna Fraschetti, vice del capo ufficio stampa Bepi Nava, (m) di Mario Colangeli, vice direttore Tg3 e sorella di Luciano, quirinalista Tg3. Giovanna Genovese, compagna di Sergio Silva, padre della ‘Piovra’ è delegata alla produzione. Ginevra Giannetti, consulente Rai International, (m) di Altero Matteoli, ministro dell'Ambiente, An. Giuseppe Grandinetti, Gr, (m) della senatrice verde Loredana De Petris. Francesca Manuti, produttrice di "Sereno variabile" di Raidue, (m) di Paolo Carmignani, vicedirettore Raidue. Lucia Restivo, capo struttura Raidue, (m) di Sergio Valzania, direttore Radiodue. Anna Scalfati, Tg1, conduttrice di programmi, (m) di Giuseppe Sangiorgi, membro dell'Authority ed ex portavoce di De Mita. Cristina Tarantelli, Servizi Parlamentari, (m) di Carlo Brienza, RaiSport. Daniela Vergara, anchorwoman del Tg2, (m) del conduttore Luca Giurato.Nipoti (n), cognati (c) e vari:Ferdinando Andreatta, dirigente di Rai- Way, (n) di Nino. Guido Barendson, conduttore Tg2, (n) di Maurizio. Aldo Mancino, dirigente RaiWay (n) dell'ex presidente del Senato, Nicola. Giuseppe Saccà, (n) di Agostino, direttore di Raiuno, nell'orchestra del programma di Raiuno ‘Torno sabato-La lotteria'. Adriana Giannuzzi, ufficio Diritti d'autore, (c) dell'ex senatore ed ex membro del Csm Ernesto Stajano e moglie del vicedirettore della Divisione Due Luigi Ferrari. Alfonso Marrazzo, Tg2, cugino di Piero. Marco Ravaglioli, Tg1, marito di Serena Andreotti, figlia di Giulio. Tommaso Ricci, Tg2, (c) di Angela e Rocco Buttiglione. Carlotta Riccio, regista, (c) di Claudio Cappon direttore generale Rai. Luigi Rocchi, dirigente area Business&development, genero di Biagio Agnes. Laura Terzani,Tg3, nuora di Antonio Ghirelli.

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Inoltre, da un vecchio post che avevo pubblicato sull'altro mio blog, ecco una lista di parenti celebri che lavorano un po' ovunque nei media e nello spettacolo:
LUCREZIA AGNES FIGLIA DI BIAGIO GIANFRANCO AGUS FIGLIO DI GIANNI AGUS ROSSELLA ALIMENTI FIGLIA DI DANTE LORENZO AMATO FIGLIO DI GIULIANO AMATO CLAUDIO AMENDOLA FIGLIO DI FERRUCCIO AMENDOLA, NIPOTE DI MARIO AMENDOLA. HA DUE FIGLIE DI CUI UNA ATTRICE E L’ALTRA DOPPIATRICE CLAUDIO AMMENDOLA FIGLIO DI PINO AMMENDOLA KATIA ANCELLOTTI FIGLIA DI CARLO ELEONORA ANDREATTA FIGLIA DI BENIAMINO ANDREATTA ALBERTO ANGELA FIGLIO DI PIERO ANGELA ROBERTA, SILVANA E GIORGIO ARMANI ASIA ARGENTO FIGLIA DI DARIO ARGENTO E DARIA NICOLODI.HA UNA SORELLA STILISTA DI NOME FIORE. DARIO ARGENTO E’ FIGLIO DEL PRODUTTORE SALVATORE ARGENTO E DELLA CELEBRE FOTOGRAFA ELDA LUXARDO. NATALIA AUGIAS FIGLIA DI CORRADO MARIANTONIA AVATI FIGLIA DI PUPI E NIPOTE DI ANTONIO AVATI.FA PARTE DELLA FAMIGLIA ANCHE TOMMASO AVATI. ROBERTO AVERARDI FIGLIO DI GIUSEPPE EMMA AVERNA FIGLIA DI BARBARA VITTI ROSSANA BANFI FIGLIA DI LINO BANFI FRANCESCA BARZINI FIGLIA DI LUIGI TIZIANA BAUDO FIGLIA DI PIPPO BAUDO LAMBERTO BAVA FIGLIO DI MARIO BAVA. (FABRIZIO) ROY E’ FIGLIO DI LAMBERTO BAVA ED E’ UN AIUTO REGISTA (HA LAVORATO ANCHE CON DARIO ARGENTO) BIBI BALLANDI FIGLIO DI ISO BALLANDI MARCO E PAOLO BASSETTI PIERGIORGIO BELLOCCHIO FIGLIO DI MARCO BELLOCCHIO LAMBERTO BAVA FIGLIO DI MARIO BAVA BIANCA BERLINGUER FIGLIA DI ENRICO E NIPOTE DI LUIGI SILVIO, PIERSILVIO,MARINA, BARBARA E PAOLO BERLUSCONI. MATILDE E LUCA BERNABEI FIGLI DI ETTORE BERNABEI GIUSEPPE E BERNARDO BERTOLUCCI FIGLI DI ATTILIO BERTOLUCCI LAVINIA BIAGIOTTI FIGLIA DI LAURA BIAGIOTTI LUIGI , EDGARDO, GIULIANO, LUIGI JR, CHIARA BIANCHI MARTA BIFANO FIGLIA DI IDA DI BENEDETTO BARBARA BONCOMPAGNI FIGLIA DI GIANNI FRANCESCO BONELLI FIGLIO DI PAOLA BONELLI Michele e Nicolò BONGIORNO FIGLI DI MIKE BONGIORNO E Daniela Zuccoli MIGUEL BOSE’ FIGLIO LUCIA.ELEONORA BOSE’ NIPOTE DI LUCIA BOSE’. GIOVANNA BOTTERI FIGLIA DI GUIDO BOCCOLI BRIGITTA E BENEDICTA UMBERTO BROCCOLI (AUTORE) FIGLIO DI BRUNO BROCCOLI (AUTORE) VALERIA BRUNI TEDESCHI SORELLA DI CARLA BRUNI. ALESSANDRO BUCCI FIGLIO DI FLAVIO ANGELA BUTTIGLIONE SORELLA DI ROCCO BUTTIGLIONE MASSIMILIANO BUZZANCA FIGLIO DI LANDO BUZZANCA SIMONA E SABINA CAGNONI FIGLIE DI LILIANA SIMONETTA IGNAZIO B. E GAETANO CALTAGIRONE ALESSANDRO CAPITANI E GIORGIO CAPITANI . CLAUDIO CAPPON FIGLIO DI GIORGIO ANITA CAPRIOLI FIGLIA D’ARTE (LA MADRE E’ ATTRICE TEATRALE) CARLO CAPRIOLI FIGLIO DI VITTORIO CAPRIOLI ROMINA CARLISI FIGLIA DI ALBANO E ROMINA POWER A SUA VOLTA QUEST’ULTIMA FIGLIA DI T. POWER GABRIELLA, ANNA E MILLY CARLUCCI Mirko Casadei figlio di Raoul, a sua volta nipote di Secondo Casadei, fondatore dell’omonima famosa orchestra e autore di “Romagna mia”. ROSALINDA CELENTANO FIGLIA DI ADRIANO CELENTANO ROSITA CELENTANO FIGLIA DI ADRIANO CELENTANO GIACOMO CELENTANO FIGLIO DI ADRIANO CELENTANO. CLAUDIA MORI E’ ANCHE PRODUTTRICE. AISHA E VINCENZO CERAMI VALENTINA CERVI NIPOTE DI GINO CERVI E FIGLIA DI TONINO CERVI (REGISTA) E DELLA PRODUTTRICE MARINA GEFTER. CRISTIANA CIACCI FIGLIA DI LITTLE TONY FRANCESCA COMENCINI SORELLA DI CRISTINA E FIGLIE DEL GRANDE REGISTA MATTEO COLANINNO FIGLIO DI ROBERTO COLANINNO EMILIANO COLTORTI FIGLIO DI ENNIO COLTORTI YVES E FEDELE CONFALONIERI GIORGIO CONTE FRATELLO DI PAOLO CONTE MATTEO CORDERO DI MONTEZEMOLO FIGLIO DI LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO CORRADO, SERGIO, MAURIZIO FIGLI DI CLAUDIO E CARLOALBERTO CORNELIANI Eugenia Costantini, figlia di Laura Morante CAMILLA E SAVERIO COSTANZO (REGISTI) FIGLI DI MAURIZIO COSTANZO STEFANIA CRAXI FIGLIA DI BETTINO CRAXI E MOGLIE DI MARCO BASSETTI. IL FRATELLO PAOLO E’ A CAPO DELLA ENDEMOL ITALIA ANNALISA CUCCHIARA FIGLIA DI TONI CUCCHIARA. IL FRATELLO GIANLUCA E’ COMPOSITORE. CRISTIANO CUCCHINI (AGENTE) E FRANCO ALBERTO CUCCHINI (CASTING) FIGLI DI DONATELLA MAURO D’ABRACCIO YVONNE, MARIANGELA E MILLY. SIMONA E DANIELA D’ANGELO FIGLIE DI GIANFRANCO DAVIDE DAPPORTO (REGISTA) FIGLIO DI MASSIMO DAPPORTO (figlio di carlo) GUIDO E MAURIZIO DE ANGELIS. LORENZO DE ANGELIS FIGLIO DI CLAUDIO DE ANGELIS RODOLFO E MARCO DE BENEDETTI LUCA E LUIGI DE FILIPPO FIGLI DI EDUARDO E PEPPINO DE FILIPPO luigi grechi, cantante folk fratello di francesco Dino e Martha De Laurentis; Aurelio De Laurentis;Matteo De Laurentis (dir. produzione). Veronica e Raffaella, anch’esse produttrici, MANUELA DE LUCA FIGLIA DI WILLY ANTONIO DE MARTINO FIGLIO DI FRANCESCO CHRISTIAN DE SICA FIGLIO DI VITTORIO DE SICA marito di Silvia Verdone, sorella di Carlo BRANDO DE SICA (ATTORE) FIGLIO DI CHRISTIAN DE SICA MANUEL DE SICA FIGLIO DI VITTORIO DE SICA FABRIZIO DEL NOCE FIGLIO DEL NOTO FILOSOFO AUGUSTO DEL NOCE GUIDO DEL TURCO FIGLIO DI OTTAVIANO DEL TURCO ANTONIO DI BELLA FIGLIO DI FRANCO MARINA RIPA DI MEANA mamma di Lucrezia Lante della Rovere GIAMPIERO DI SCHIENA FIGLIO DI LUCA CALUDIO DONAT-CATTIN FIGLIO DI CARLO LAPO E YAKI ELKAN NIPOTI DI GIOVANNI AGNELLI DAVID EMMER FIGLIO DI LUCIANO EMMER SIMONA ERCOLANI MOGLIE DI FARIZIO RONDOLINO niccolò fabi figlio di claudio fabi, discografico, e nipote di renzo arbore FEDERICA, SILVIA, MARIA TERESA (FENDISSIME). ALDA , FRANCA, ANNA , CARLA, PAOLA (FENDI) (DJ) FRANCESCO FACCHINETTI FIGLIO DI ROBY DEI POOH EDWIN FENECH FIGLIO DI EDWIGE FENECH ELISABETTA FERRACINI FIGLIA DI MARA VENIER FABIO FERRARI FIGLIO DI PAOLO FERRARI BEPPE FIORELLO, FRATELLO DI ROSARIO E CATI FIORELLO DALIA GABERSCIK FIGLIA DI GIORGIO GABER (VERO NOME GABERSCIK) TONY GARRANI FIGLIO DI IVO GARRANI ALESSANDRO GASSMAN FIGLIO DI VITTORIO GASSMAN,HA UN FRATELLO JACOPO GASSMAN PAOLA GASSMAN FIGLIA DI VITTORIO GASSMAN E DI NORA RICCI FIGLIA DI LORENZO RICCI Paola Gassman moglie di Ugo Pagliai NANDO GAZZOLO FIGLIO DI LAURO GAZZOLO VERA GEMMA FIGLIA DI GIULIANO GEMMA CHIARA GERONZI FIGLIA DI CESARE VERONICA GERVASO FIGLIA DI ROERTO GIORGIA GIACOBETTI (UFFICIO STAMPA) FIGLIA DI VALERIA FABRIZI E TATA GIACOBETTI ADRIANO GIANNINI (EX-OPERATORE ORA ATTORE) FIGLIO DI GIANCARLO GIANNINI. LIVIA GIAMPALMO REGISTA E’ LA MOGLIE DI GIANNINI E LA MADREA DI ADRIANO. FABRIZIO GIFUNI FIGLIO DI GAETANO GIFUNI GIORGIA figlia di GIULIO TODRANI, cantante del gruppo “io vorrei la pelle nera” e del duo "JULIE & JULIE", ANDREA GIORDANA figlio di Claudio GORA E MARINA BERTI MAURO GIRARDI FIGLIO DI ENZO GIRARDI CHARLIE GNOCCHI E GENE GNOCCHI (FRATELLI) THOMAS GNUTTI FIGLIO DI EMILIO GNUTTI EZIO GREGGIO E PAOLA GREGGIO Andrea Guerra (musicista) e Tonino Guerra (poeta,sceneggiatore) ANNALISA GUGLIELMI FIGLIA DI ANGELO GIANLUCA GUIDI FIGLIO DI JOHNNY DORELLI e di Lauretta Masiero MAX GUSBERTI E SIMONA GUSBERTI CATERINA , SABINA , CORRADO E PAOLO GUZZANTI MASSIMO, FEDERICA E ALBERTO ILORINI FIGLI DI FRANCESCO LORENZA INDOVINA FIGLIA DI FRANCO INDOVINA (REGISTA) Stefano Infascelli, figlio del produttore omonimo e fratello della regista Fiorella. Nella famiglia anche ALEX INFASCELLI figlio del produttore ROBERTO. GIAMPIERO INGRASSIA FIGLIO DI CICCIO INGRASSIA INSEGNO CLAUDIO E PINO (FRATELLI) ANTONELLINA INTERLENGHI FIGLIA DI FRANCO INTERLENGHI E DI ANTONELLA LUALDI ELEONORA E SILVANA IVONE. IZZO GIUPPY, SIMONA, ROSSELLA E FIAMMA. MYRIAM CATANIA FIGLIA DI ROSSELLA IZZO PAOLO JANNACCI FIGLIO DI ENZO JANNACCI GABRIELLA JELMINI, ANTONELLA TORRANI, ROBERTO TORRANI, WANDA JELMINI, ELISABETTA JELMINI, ALESSANDRO TORRANI (DELLA T&J) STEFANO JURGENS e JESSICA JURGENS FIGLI DI MAURIZIO JURGENS LORENZO LAVIA FIGLIO DI GABRIELE LAVIA GIANCARLO LEONE figlio di GIOVANNI LEONE CAROL E GIOIA LEVI GIANPAOLO FIGLIO DI GIANNI LETTA MARINA LETTA FIGLIA DI GIANNI LETTA STEFANIA LIPPI FIGLIA DI MARCELLO FLAMINIA LIZZANI FIGLIA DI CARLO LIZZANI GUIDO LOMBARDO FIGLIO DI GOFFREDO LOMBARDO FRANCESCA LOVELOCK E RAY LOVELOCK LIONELLO LUCA, FABIO, GEA DA ORESTE LIONELLO. LOPEZ GIORGIO E MASSIMO ALESSANDRA LUNA FIGLIA DI LUCIANO LUNA OLIVIA NIPOTE DI ANNA MAGNANI PIETRO MANCINI FIGLIO DI GIACOMO MANETTI BROS, MARCO E ANTONIO ROBERTA MANFREDI (CASTING) FIGLIA DI NINO MANFREDI. LUCA MANFREDI REGISTA E’ IL FIGLIO DI NINO. FRANCESCA MANUTI MOGLIE DI PAOLO CARMIGNANI SIMONA MARCHINI HA UNA FIGLIA ATTRICE DI NOME ROBERTA MAZZIERI LUCA E MARCO (REGISTI) IDELENA DE RAZZA FIGLIA DI FIORETTA MARI E ARMANDO DE RAZZA. FIORETTA MARI E’ LA NIPOTE DI TURI FERRO, SANDRO E FRANCO MARINI PIERO MARRAZZO FIGLIO DI GIO’ MAURIZIO MARTINELLI FIGLIO DI ROBERTO SIMONETTA MARTINELLI FIGLIA DI NANDO GAETANO MARZOTTO DA PIETRO MATTEO FIGLIO DI UMBERTO E MARTA MARZOTTO MARINA MATTOLI FIGLIA DI MARIO BENEDETTA MAZZINI FIGLIA DI MINA ANDREA, ANTONELLA E MARIA PAOLA MERLONI FIGLI DI VITTORIO MERLONI GIOVANNA MEZZOGIORNO FIGLIA DI VITTORIO MEZZOGIORNO LUCA MILANO FIGLIO DI EMANUELE LORENZO MINOLI, FRATELLO DI GIOVANNI MINOLI, MARITO DI MATILDE BERNABEI Pierluigi Misasi e Riccardo Misasi OTTAVIO, VITTORIO, ANGELA E LUCA MISSONI Carlotta Miti figlia di Ruggero Miti FEDERICO MOCCIA (SCRITTORE,REGISTA E AUTORE TELEVISIVO) FIGLIO DI PIPOLO. RINALDO E ALESSANDRO MODENESE BARBARA MODESTI FIGLIA DI GARIELLA FARINON E DEL REGISTA RAI DORE MASSIMO MODUGNO FIGLIO DI MIMMO MODUGNO MARCO MORANDI FIGLIO DI GIANNI MORANDI MARIANNA MORANDI FIGLIA DI GIANNI MORANDI GLENDA MORELLI FIGLIA DEL MONTATORE DEL CINEMA MORELLI JACOPO E ANDREA MORINI (MP2) FIGLI DI FRANCESCO MORINI GIOVANNI MORRICONE REGISTA E ANDREA MORRICONE COMPOSITORE FIGLI DI ENNIO PAOLO E MAURIZIO MOSCA FIGLI GIOVANNI MOSCA LAURA MUCCINO (CASTING) SORELLA DI GABRIELE MUCCINO.IL FRATELLO SILVIO FA L’ATTORE. IL PADRE LUIGI E’ DIRIGENTE RAI. LA MADRE ANTONELLA CAPPUCCIO E’ UNA NOTA NONCHE’ APPREZZATA PITTRICE. IL NONNO E’ STATO MACCHINISTA DEL CINEMA. MASCIA MUSI FIGLIA DI GIANNI MUSI E Rada Rassimov STELLA MUSY DOPPIATRICE/ATTRICE FIGLIA DI GIANNI MUSI CHIARA MUTI FIGLIA DEL MAESTRO RICCARDO MUTI CARLOTTA NATOLI FIGLIA DI PIERO NATOLI CHIARA NOSCHESE FIGLIA DI ALIGHIERO NOSCHESE GIOVANNI NUTI (MUSICHE DA FILM) FRATELLO DI FRANCESCO NUTI BETTA OLMI (DIR.DI PRODUZIONE) FIGLIA DI ERMANNO OLMI.INOLTRE FABIO OLMI E’ DIRETTORE ALLA FOTOGRAFIA. AMBRA ORFEI FIGLIA DI MOIRA ORFEI MASSIMILIANO PANI FIGLIO DI MINA E DI CORRADO PANI ELEONORA PARIANTE FIGLIA DI ROBERTO PARIANTE (CASTING E AIUTO-REGISTA) BENEDETTA PARODI SORELLA DI CRISTINA PARODI ARARA PARODI MOGLIE DI PAOLO MIELI MONICA PETACCO FIGLIA DI ARRIGO PAOLO PIETRANGELI FIGLIO DI ANTONIO PIETRANGELI CLAUDIA PIGA FIGLIA DI FRANCO ANDREA E SILVIO PINTO FRANCESCO PINTUCCI FIGLIO DI PIERO PINTUCCI SIMONE PIPPO FIGLIO DI PIPPO FRANCO (POCHI SANNO CHE PIPPO E’ IL SUO COGNOME) IRENE E VERONICA PIVETTI GERARDO AMATO E DONATO PLACIDO FRATELLI DI MICHELE PLACIDO. VIOLANTE PLACIDO FIGLIA DI MICHELE PLACIDO GILLO PONTECORVO. IL FIGLIO MARCO E’ DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA E HA ANCHE ESORDITO ALLA REGIA IN UN CORTO, LA MOGLIE E’ CRITICA MUSICALE. ILARIA CIRINO POMICINO (FIGLIA DEL POLITICO) EDOARDO PONTI DANNY QUINN FRATELLO DI AIDAN E FIGLIO DI ANTHONY QUINN LUCIA RESTIVO MOGLIE DI SERGIO VALZANIA Marco Risi (Regista e sceneggiatore) e Claudio Risi (regista) figli di Dino Risi (regista e sceneggiatore) che ha un fratello Nelo Risi(regista e sceneggiatore). Marco Risi è sposato con Francesca D’Aloja (Attrice) FRANCESCA ROMANA PONZIANI SORELLA DI ANTONELLA PONZIANI CARLOTTA E SUSANNA PROIETTI FIGLIE DI GIGI.NELLO SPETTACOLO “FULL MONTY (REGIA DI PROIETTI) SONO STATE RISPETTIVAMENTE LA COSTUMISTA E L’ASS. REGISTA DELLO SPETTACOLO SELVAGGIA QUATTRINI FIGLIA DI PAOLA GIANLUCA E GIOVANNI RANA ALESSANDRA RAUTI FIGLIA DI PINO GIAMPIERO RAVEGGI FRATELLO DI EMILIO RAVEL (NOME D’ARTE) marina rei figlia di bruno restuccia, per anni batterista dell’orchestra rai MARINA RICCI (GIORNALISTA TG5) SORELLA DI ANGELA E ROCCO BUTTIGLIONE RUBEN RIGILLO FIGLIO DI MARIANO RIGILLO FRANCESCA RINALDI FIGLIA DI GIUSEPPE RINALDI E DI MARIA PIA CASILIO. HA COME FRATELLI MASSIMO RINALDI E ANTONELLA RINALDI. IL MARITO DI ANTONELLA RINALDI E’ MAURO GRAVINA. ALESSANDRO E ANDREA FIGLI LUCIANO RISPOLI NAIKE RIVELLI FIGLIA DI ORNELLA MUTI SILVIA ROCCA (MODELLA) SORELLA DI STEFANIA ROCCA PASQUALE ROMANO (AUTORE TV DI MOLTI PROGRAMMI ANCHE IN PASSATO DI QUELLI DI ALBERTO CASTAGNA) FRATELLO DI PUCCI ROMANO, VEDOVA DI ALBERTO CASTAGNA. PIERGIORGIO E MAURIZIO ROMITI SILVIA RONCHEY FIGLIA DI ALBERTO CAROLINA ROSI FIGLIA DI FRANCESCO ROSI ALEX ROSSI FIGLIO DI VASCO ROSSI Isabella Rossellini figlia del Maestro Roberto Rossellini e di Ingrid Bergman DIEGO, LUCA E DARIO ROSSETTI FIGLI DI RENZO ROSSETTI FIAMMETTA ROSSI FIGLIA DI NERINO PAOLA ROTUNNO FIGLIA DEL GRANDE DIR. FOT. GIUSEPPE ROTUNNO PAOLO RUFFINI FIGLIO DI ATTILIO RUFFINI DANIELE E PEPPE RUSSO FIGLI DI TATO RUSSO ANDREA SALVETTI FIGLIO VITTORIO SALVETTI GIORGIO SCHON FIGLIO DI MILA SCHON KIM ROSSI STUART FIGLIO DI GIACOMO ROSSI STUART, HA ANCHE UNA SORELLA ATTRICE LORETTA ROSSI STUART VANESSA SABET FIGLIA DI ALESSANDRA PANARO GRAZIA SACCA’ FIGLIA DI AGOSTINO SACCA’. HA ANCHE UN FRATELLO ATTORE GIUSEPPE SOLERI EMANUELE SALCE FIGLIO DI LUCIANO CHIARA SALERNO FIGLIA DI ENRICO MARIA SALERNO E VALERIA VALERI AMANDA SANDRELLI (compagna di Blas Roca-Rey) FIGLIA DI STEFANIA SANDRELLI E GINO PAOLI VIRGINIA SANJUST di TEULADA FIGLIA DI ANTONELLA INTERLENGHI SILVIA SANTALMASSI (GIORNALISTA A VERISSIMO) FIGLIA DEL GIORNALISTA GIANCARLO SANTALMASSI DONATA SCALFARI FIGLIA DI EUGENIO SARA SCALIA FIGLIA DI MIRIAM MAFAI GIACOMO SCARPELLI FIGLIO DI FURIO SCARPELLI MAURIZIO SCELBA FIGLIO DI TANINO SILVIA SCOLA FIGLIA DI ETTORE SCOLA GIULIA SERAFINI FIGLIA DEL COSTUMISTA DEL CINEMA SERAFINI PIETRO SERMONTI FIGLIO DI VITTORIO SERMONTI, NIPOTE DI SUSANNA AGNELLI ELISABETTA SGARBI (REGISTA) SORELLA DI VITTORIO SGARBI FRANCESCO SICILIANO FIGLIO DI ENZO SICILIANO DANIELE SILVESTRI FIGLIO DI ALBERTO SILVESTRI GIOVANNI SOLDATI FIGLIO DI MARIO SOLDATI LUCIANA E FEDERICO SOLI STEFANO SOLLIMA FIGLIO DI SERGIO SOLLIMA ANTONIO SOTTILE FRATELLO DI SALVO MARIANO SQUILLANTE FIGLIO DI RENATO FRANCESCA STORARO FIGLIA DI VITTORIO STORARO PIETRO SUBER MARITO DI NATALIA AUGIAS e quindi GENERO DI CORRADO AUGIAS SYRIA (cecilia cipressi) figlia di luciano cipressi in arte elio cipri discografico e, negli anni ‘60, cantante GIOVANNA TATO’ FIGLIA DI TONINO LINA NERLI,PAOLO E VITTORIO TAVIANI CARLOTTA TEDESCHI FIGLIA DI MARIO DANIEL TOAFF FIGLIO DI ELIO ADELMO TOGLIANI FIGLIO DI ACHILLE TOGLIANI GIANMARCO TOGNAZZI FIGLIO DI UGO TOGNAZZI RICKY TOGNAZZI FIGLIO DI UGO TOGNAZZI CHIARA TORTORELLA FIGLIA DEL MITICO “MAGO ZURLI’” CIRO TORTORELLA FORTUNA, ENZO E GIANNI VALENTINO FIGLI DI MARIO E BIANCA ELISABETTA VALGOI FIGLIA DI MARIO VALGOI SAVERIO E ELEONORA VALLONE FIGLI DI RAF VALLONE FEDERICO VANTINI FIGLIO DI VITTORIO E CAROLA VANTINI ENRICO E CARLO VANZINA FIGLI DI STENO WALTER VELTRONI figlio di VITTORIO VELTRONI direttore del Telegiornale RAI FRANCESCO VENDITTI FIGLIO DI ANTONELLO VENDITTI E SIMONA IZZO. LA MOGLIE E’ ALESSANDRA LA CAPRIA, FIGLIA DELLO SCRITTORE RAFFAELE LA CAPRIA E DELL’ATTRICE ILARIA OCCHINI.Il nonno dell’attrice Ilaria Occhini (suocera di Francesco Venditti) era il famoso scrittore Giovanni Papini. SARA VENTURA (FUEGO!) SORELLA DI SIMONA VENTURA CARLO VERDONE FIGLIO DI MARIO VERDONE fratello di Silvia, moglie di Christian De Sica DANIELA VERGARA moglie di LUCA GIURATO VERONESI SANDRO E GIOVANNI ALLEGRA, SANTO E DONATELLA VERSACE STEFANO VICARIO (regista) FIGLIO DI MARCO VICARIO E ROSSANA PODESTA' Elisabetta Villaggio (regista) figlia di Paolo Villaggio PAOLA ZEFFERI FIGLIA DI EZIO (giornalista televisivo) CARLO VIRZI’ FRATELLO DI PAOLO VIRZI’ LUCHINO VISCONTI NIPOTE DEL FAMOSO REGIsTA MARIA ZANDA SORELLA DI LUIGI

martedì 4 dicembre 2007

Allarme mutui, un film già visto

"Le rate salgono di 2-300 euro"... Ma guarda un po'?!? Non è una novità, eppure questo cavolo di paese popolato da smemorati si stupisce, o almeno così sembra. Anni Novanta, si stava uscendo dalla cosiddetta Prima Repubblica. Bettino Craxi, l'amico di Berlusconi, colui che faceva le leggi ad personam per il Cavaliere prima che ci pensasse lui stesso (vedasi il decreto salva-tv, tanto per fare un esempio), al grido di "E la nave va" aveva fatto crescere il PIL dell'Italietta pentapartita, ma assieme saliva alle stelle anche il debito pubblico. Governi tecnici tipo quelli di Amato e Ciampi salvarono la situazione, ma a caro prezzo. E a pagare, naturalmente, eravamo tutti noi. Interessi passivi alle stelle, bollette che salivano a livelli insopportabili (c'era, tanto per cambiare, anche il solito caro-petrolio, uscivamo dalla prima guerra del Golfo), tasse nuove nuove come l'ISI (ci prendevano anche per i fondelli, mi ricordo un opuscoletto con una frase che all'incirca diceva: ISI, come la pronuncia inglese di "easy", facile)... Sono in debito di giorni terribili, a questi cialtroni che ridussero l'economia italiana in quello stato. Il "cinghialone" andò esule, anzi, latitante, ad Hammamet, e lì tirò le cuoia stroncato dal diabete o, forse, dalle maledizioni di chi, anche allora, non ce la faceva ad arrivare alla fine del mese. Erano altri tempi, ma i problemi delle famiglie italiane erano sempre quelli. Ve lo ricordate, ad esempio, quando uscì l'obbligo della marmitta catalitica? Sembrava che avremmo dovuto buttar via tutte le automobili... E la canzone di Corrado Guzzanti-Rocco Smitherson? "Io per pagarmi la marmitta catalitica/mi son dovuto vendere tutta la macchina"... Anni di sofferenze, ma anche di speranza nel futuro, il ciclone "Mani pulite" lasciava intravedere l'avvenire radioso della Seconda Repubblica. Che non è mai nata, e adesso con la storia delle riforme stanno cominciando a illuderci che passeremo direttamente dalla Prima alla Terza. Bleah!

lunedì 3 dicembre 2007

Niente lavoro per gli over 40

Copio e incollo dal sito del "Tirreno":
A 50 anni il lavoro diventa una chimera
Il dramma degli over 45-50: se perdi il lavoro o se ti metti alla ricerca a quell'età, non hai quasi speranza di trovare un'occupazione. Anche le statistiche lo confermano. E Patrizia Locatelli, da Cecina, lo denuncia con forza. Ecco il suo drammatico sfogo
di Anna Cecchini
CECINA. «Una dichiarazione di guerra in nome della libertà e dignità di ogni essere: atto dovuto quanto inutile al giorno d’oggi, ma indispensabile per non morire anche dentro». Comincia così la lettera di Patrizia Locatelli, una signora che cerca lavoro. Un lavoro qualunque, un’occupazione di fortuna, un’attività che le serva per pagare l’affitto e mangiare. Insomma, l’indispensabile per sopravvivere. Il fatto è che la signora Locatelli ha 55 anni e questo benedetto lavoro non riesce a trovarlo. La donna oltre tutto può vantare un elevato grado di istruzione e numerose esperienze lavorative in settori di rilievo. E non si può dire che non si accontenti, visto che in diversi periodi della vita ha accettato impieghi di vario genere, dalla ristorazione all’attività di dog-sitter. Ma adesso non riesce a “racimolare” neanche quelli. Dopo mesi di ricerca, rivelatasi vana, la signora Patrizia è stanca e ha deciso di rendere pubblica la sua situazione, non tanto per sottoporre all’opinione pubblica il suo caso personale, quanto per puntare i riflettori sulla condizione di abbandono e incertezza che investe centinaia di donne di mezza età. Nella sola Bassa Val di Cecina, limitandosi ai dati in possesso del locale Centro per l’impiego, dall’inizio dell’anno sono state 94 le donne tra i cinquanta e i sessanta anni che si sono iscritte alle liste di collocamento, 73 delle quali di nazionalità italiana. Ancora più significativi sono i numeri mappati dalla Regione Toscana, che fanno emergere come, sul totale delle persone attive a livello occupazionale - assunte con qualunque tipo di contratto o in cerca di occupazione - la percentuale delle donne comprese nella fascia tra 55 e 64 anni si riduce a un 8,6 percento. Il dato globale delle occupate - come chiarisce anche Gianfranco Simoncini, assessore regionale alla formazione e al lavoro - si attesta al 55 percento e cresce durante ogni trimestre. Ma in verità le percentuali sono ben diverse se si considerano le varie fasce, visto che i dati percentuali scendono sulla base dell’età femminile. Se nella sezione delle donne tra 50 e 54 anni l’occupazione è del 56,6 percento, nella fascia successiva (54-59 anni) scende al 32 percento, per calare all’11,2 tra i 60 e i 64 anni. E si tratta soltanto delle cifre relative all’emerso, ma in verità il fenomeno della disoccupazione tra le donne che hanno superato i cinquant’anni è assai più ampio - come sottolineano anche al Centro per l’impiego, che riesce a percepire soltanto la punta dell’iceberg.
Un iceberg gelido, fatto di persone che, passati i cinquanta, provano pudore, se non atroce vergogna, a cercare un’occupazione attraverso le vie istituzionali e quindi entrano nel giro del lavoro nero, che imperversa nei settori delle attività stagionali, siano esse legate alla ristorazione o all’agricoltura, e nei servizi di assistenza. La protesta di Patrizia Locatelli, che di tentativi ne ha fatti tanti, vuole mettere in evidenza proprio questo fenomeno, che lega il suo destino a quello di una lunga schiera di donne over cinquanta. «Si rischia la via del non ritorno - scrive la signora Locatelli - soprattutto se si è persone serie, leali, legali e oneste». Lei, Patrizia, viene da una buona famiglia lombarda e ha un elevato livello di istruzione (ha quasi raggiunto la laurea in lingue). Dopo aver ricoperto ruoli importanti nel settore assicurativo e come agente di commercio, all’inizio degli anni Novanta si trasferisce in Toscana, sulla costa livornese, e da allora - principalmente a causa di problemi nell’ambito familiare - è costretta a rimboccarsi le maniche, accettando occupazioni di basso profilo. Fino ad oggi la signora Locatelli è riuscita a tirare avanti alla meglio, ma dal settembre scorso non ha trovato lo straccio di un lavoro. Così, ha deciso di sfogarsi. «Per le qualifiche - scrive ancora la signora Patrizia - e l’esperienza non si può essere asssunti come apprendisti. Dietro a un banco di vendita solo ragazze giovani e possibilmente compiacenti». E non è finita, il settore delle vendite rivela altri lati oscuri, principalmente dal punto di vista delle retribuzioni.
«Come venditore - scrive - l’importante è fare ciccia, anzi, più si è disponibili a mentire e meglio è. E per il contratto adeguati, o così o niente. E in questo settore si rischia di lavorare gratis». Alla signora Locatelli non è andata meglio quando ha provato a cercare un’occupazione in campagna, dove la situazione è «peggio che mai, c’è sempre chi lavora a 5 euro l’ora al nero, ma anche a meno». Niente di positivo è arrivato neppure quando ha tentato di avvicinarsi ai lavori di servizio, ossia l’attività di assistenza ai malati, di badante, o semplicemente nelle ditte di pulizie. «Entrare in una qualsiasi cooperativa - scrive - dei lavori più umili è impossibile se non si conosce qualcuno. Il giro delle badanti e assistenti ai malati assomiglia molto alla mafia». Snervata dalle tante porte che si è vista chiudere in faccia, Patrizia Locatelli, che adesso si trova senza un’attività lavorativa e rischia di dover lasciare l’appartamento preso in affitto e di finire in mezzo a una strada, ha deciso di denunciare la sua situazione e quella di tante altre donne che come lei, sole, disoccupate e con un affitto da pagare, stentano a sopravvivere.
(30 novembre 2007)

domenica 2 dicembre 2007

Gli ascensori della Palazzina Regie di via Teulada

La palazzina regie e studi di via Teulada, quella dove lavoro io, ha cinque piani più un seminterrato, serviti da quattro ascensori, recentemente rinnovati. Qualcuno, maliziosamente, dice che sono stati comprati usati, anche perché quelli che sono più vicini all'ingresso hanno il piano terra indicato con la "T", mentre gli altri due, i più frequentati perché accanto ai corridoi degli studi, hanno la "R" (e ciò causa un po' di indecisione al momento di scegliere il pulsante, fino a che non ci si fa l'abitudine). Sono gestiti da un sistema elettronico che dovrebbe evitare viaggi inutili, ma sta di fatto che il loro movimento è abbastanza misterioso e indecifrabile. Esempio pratico: siete al piano terra e dovete andare al quinto piano. Premete il pulsante di salita (quello con la freccia verso l'alto) e vedete che sul display, ad esempio, l'ascensore di destra è segnalato al terzo piano e quello di sinistra al secondo. Vi spostate a sinistra e, invece (forse qualcuno ha premuto contemporaneamente il pulsante di chiamata a qualche altro piano), l'ascensore da quel lato sale al terzo piano ed è quello di destra, magari dopo aver fatto sosta al secondo e al primo, ad arrivare. Variazione sul tema: gli ascensori salgono e scendono tra i vari piani prima di decidersi a prendere la via del piano terra. In ogni caso, l'impazienza è tale che, appena la cabina si ferma e le porte si aprono, non è infrequente vedere le persone che si fiondano dentro mentre, in realtà, c'è qualcuno che sta uscendo...

giovedì 29 novembre 2007

Via Bergamini...

Non è l'indirizzo della Società Autostrade, ma la sospensione di Deborah (con la h), prima assistente di Silvio Berlusconi e poi direttore del marketing strategico RAI, coinvolta nello scandalo delle intercettazioni.
La Lega ha polemicamente invitato a sospendere tutti. D'accordo, cominciamo con Marano?

Magari fosse tutto così facile...

Sarà, questo signor Ichino, uno di quelli che "in fin dei conti fare il giornalista è sempre meglio che lavorare"...?


LA FATICA DEL LAVORARE BENE
Il merito e il salario
di Pietro Ichino

Il presidente di Confindustria, Montezemolo, ha rilanciato con forza, in questi giorni, la parola d’ordine della meritocrazia; e il segretario della Cisl, Bonanni, gli ha risposto positivamente: «Il nostro obiettivo è lavorare meglio e di più, per produrre e guadagnare di più». Su questo tema, invece, la Cgil resta abbottonata. Questa sua riluttanza non risponde a ragioni tattiche contingenti: ha radici profonde nella cultura della sinistra. E niente affatto disprezzabili.
A sinistra l’idea dominante è che la produttività non sia un attributo del lavoratore, bensì dell’organizzazione aziendale in cui egli è inserito. «Prendi un ingegnere bravissimo e mettilo a spaccare le pietre: otterrai probabilmente un lavoratore molto meno produttivo di uno spaccapietre analfabeta». Se, poi, nessuno domanda pietre, entrambi stanno fermi e la produttività di entrambi è zero. Nel dibattito di tutto lo scorso anno sui nullafacenti del settore pubblico, questo è stato immancabilmente il concetto che veniva contrapposto all’idea di commisurare le retribuzioni anche ai meriti individuali: «Il risultato penosamente basso di molti uffici — si è detto da sinistra — ma anche il difetto di impegno di molti impiegati dipendono dal pessimo livello di organizzazione e strumentazione ».
C’è del vero in questo argomento; ma a sinistra si cade spesso nell’errore di fermarsi qui. È l’errore che il grande Jacovitti rappresentò con l’indimenticabile vignetta dove una mucca dall’aria torpida e pigra diceva: «Sono una mucca per colpa della società». La realtà è che la produttività del lavoro dipende da entrambe le variabili: sia dall’organizzazione, e talvolta da circostanze esterne incontrollabili, sia dalla competenza e dall’impegno del singolo addetto. E conta anche il suo impegno nel cercare l’azienda dove il proprio lavoro può essere meglio valorizzato.
Commisurare interamente la retribuzione al risultato significa, certo, scaricare sul lavoratore tutto il rischio di un esito negativo che può non dipendere da suo demerito. Ma garantire una retribuzione del tutto stabile e indifferente al risultato significa cadere nell’eccesso opposto: così viene meno l’incentivo alla fatica del far bene il proprio lavoro e del muoversi alla ricerca del lavoro più utile, per gli altri e per se stessi. Questa stabilità e indifferenza della retribuzione è la regola oggi di fatto imperante in tutto il settore pubblico, ma troppo largamente applicata anche in quello privato, per effetto di contratti collettivi che lasciano uno spazio del tutto insufficiente al premio legato al risultato.
E questo è uno dei motivi —insieme, certo, a tanti altri difetti strutturali e imprenditoriali — della bassa produttività media del lavoro nel nostro Paese. Per uno stipendio magari basso, che però matura qualsiasi cosa accada, ci sono sempre i lavoratori che si impegnano a fondo, se non altro per rispetto verso se stessi, e si ribellano alle situazioni di improduttività; ma ce ne sono sempre anche altri che se la prendono comoda, fino al limite del non far nulla. Un’iniezione di meritocrazia nei contratti collettivi e individuali fa certamente bene anche a questi ultimi.
Non me ne voglia l'autore dell'articolo. Vorrei poter dire che nel suo scritto non c'è niente con la quale non ci si possa trovare d'accordo, anche perché elenca cose ovvie e indiscutibili. Devo però sottolineare che tutto questo sarebbe perfetto se solo ci trovassimo in un paese normale. Quanti, specialmente tra i giovani, possono dire di aver sentito parlare di contratti collettivi o individuali? Il lavoro, sempre più precario e sempre peggio pagato, spesso non vale la pena di impegnarsi per far crescere la produttività, del singolo o dell'intero comparto. Probabilmente varrebbe la pena (non ne trovo traccia nel pezzo soprariportato) di andare a cercare quanti, a livello dirigenziale, essendo ormai "arrivati", non si preoccupano più di tanto dei risultati. Anche perché, in questo sciagurato paese, basta vedere come sono ridotte aziende importanti come la Rai, Alitalia, Trenitalia e via dicendo per rendersi conto che spesso la paga dei manager è inversamente proporzionale ai risultati ottenuti. Quindi, perché prendersela esclusivamente coi lavoratori? Conta l'impegno di trovare un'azienda nella quale "il proprio lavoro può essere meglio valorizzato", ma conta anche la capacità di valorizzare il lavoro di chi si dà veramente da fare. Potremmo dire che quel che scrivo io è speculare a quanto ha già affermato Ichino, ma in realtà esiste una differenza di fondo. La maggioranza dei lavoratori, di questo passo, sarà organizzata in situazioni atipiche: cooperative, società o anche associazioni di vario tipo che prendono in appalto il lavoro per conto di aziende pubbliche, privatizzate, private. Contratti a progetto, a termine, lavoro nero o grigio... Sia che si tratti dell'Ente Locale, dell'azienda pubblica o della multinazionale, la parola d'ordine sembra "spendere sempre meno". La voglia di fare e la capacità del singolo lavoratore, per questa gente, vale zero. Non si tratta, in molti casi, di voler prendersela comoda. Certi datori di lavoro, col loro atteggiamento, fanno semplicemente cadere le braccia. Arriveranno, un giorno, a capire che stanno facendo come quello che, per far dispetto alla moglie, se lo tagliò?

mercoledì 28 novembre 2007

Un anno fa... è cambiato qualcosa???

Questo articolo, pubblicato dal Manifesto del 4 novembre 2006, è una sorta di "cult" fra i precari del mondo dei media. L'ho trovato affisso anche accanto alla saletta T3 di via Teulada 66, quella dove si monta Report, il programma che ha dedicato una bella puntata agli "appaltati" della Sanità, ma che probabilmente non si occuperà mai dei problemi di casa RAI, dove i precari abbondano (ma anche fuori non è che le cose vadano meglio).
Programmisti-registi a tempo determinato fino alla pensione, operatori, montatori, free lance «a giornata». La tv plasma l'immaginario, la materia è il lavoro precario.
E la Rai è quasi peggio di Mediaset

«Ma come? La produzione non vi ha dato gli stivali antiserpente?», chiese meravigliato il medico al gruppo di teleoperatori appena scesi dal furgone nella Snake Valley, Arizona, set di The Wild West, il reality show più sfigato della stagione. Soluzione all'insegna del genio italico: tanti bei pezzi di nastro adesivo per fissare l'orlo dei pantaloni alle scarpe da ginnastica. Lo sospettavamo: le vere avventure dei reality show sono quelle di chi lavora per mostrare le finte e demenziali prodezze dei concorrenti. Per 4 mila dollari al mese si può fare, una cifra da leccarsi i baffi in un settore dove il lavoro è per statuto a tempo, intermittente, precario.Un capannone di San Giusto Canavese è il teatro di posa di Cento vetrine, soap opera in onda su Canale 5 da ben sei anni. Duecento persone timbrano il cartellino, tutti contratti a tempo determinato, rinnovati ogni sei mesi, un decoratore di scenografia guadagna 1600 euro al mese. Ma i mesi pieni, senza fermi di produzione, sono rari. A Palermo per quella modica cifra i ragazzini ammazzano su commissione. Dunque, da mesi la vera notizia in città e nel circondario è Agrodolce, nuova fiction della Rai, sicilianitudine senza retorica e fuori dagli stereotipi, garantisce Gianni Minoli, direttore di Rai Educational. 230 puntate di 30 minuti, di cui 6 girati in esterni - «in Sicilia c'è una luce che a Hollywood se la sognano» (sempre Minoli dixit)- il resto negli studios che l'architetto Massimiliano Fuksas sta ricavando da una fabbrica dismessa di Termini Imerese. C'è il cofinanziamento della Regione Sicilia e l'obbligo ad assumere solo siciliani doc, dagli attori protagonisti all'ultimo manovale. Assunzioni a tempo determinato, s'intende. In Sicilia si sgomita per molto meno. Racconta Angela Biondi, segretaria della Slc-Cgil di Palermo: «Quando si è sparsa la notizia, siamo stati invasi da giovani che volevano mettersi in lista per Agrodolce. Hanno riempito persino il terrazzo. Continuiamo a ricevere telefonate: io so fare la parrucchiera, io la truccatrice, io pure la comparsa farei». Roma, quartiere Palatino, auto posteggiate nei pressi della redazione del Tg5. All'interno, giovani che ci dormono anche la notte. Tengono la telecamera appoggiata sulle ginocchia. Aspettano la «chiamata», pronti a schizzare se c'è da uscire con il redattore per «fare il servizio». Sarebbero free lance, «ma ci chiamano così solo per indorare la pillola». In effetti, non c'è molta differenza con la piazza dove il caporale «chiama» gli edili o i raccoglitori di pomodori. Rai, Corso Sempione, Milano. Piccola storia di un precario che prima stava ancora peggio. Fase uno: cooperativa di facchinaggio, «smagnetizzavo cassette per la Rai», in nero. Fase due: lavoro in regola, in una ditta esterna che fa cablaggio elettronico per la Rai. Fase tre: diploma di elettrotecnico-impiantista, assunto a tempo determinato dalla Rai come «specializzato», 1200 euro al mese «facendo i notturni». Riassumendo: «Ho sempre lavorato per la Rai, ma sono stato assunto td (abbreviazione del lessico Rai, ndr) solo dopo 4 anni. Sono relativamente contento. La mia impressione è che in Rai metà della gente sia td».Metà è un'esagerazione, se si considerano tutti i 12 mila dipendenti della Rai. Non lo è, se ci riferisce ai programmisti-registi. Pare siano 1200, forse 2000, quelli a tempo determinato. Sono in gran parte donne, parecchie hanno superato la quarantina, e fanno di tutto. «Dal portare il caffè al capo al realizzare vere e proprie inchieste». Durata massima del contratto, otto mesi e mezzo. Via uno sotto l'altro, fino all'età della pensione. Anche qui torna la solita cifra: 900 euro al mese che diventano 1200 grazie agli straordinari. «Si resiste solo perché fare la televisione è meglio che guardarla», dice una. E un'altra: «E' pur sempre un lavoro creativo». Cosa manca? «Più che la sicurezza, manca la valutazione del lavoro che fai. Entri al quarto livello e lì resti a vita. Non va bene il lavoro che faccio? Preferirei mi cacciassero, invece mi tengono qui nella melma». Per uscire dalla melma ci sono solo due modi. O una bella causa di lavoro, che la Rai perde inesorabilmente (200 le cause pendenti, 40 i milioni di euro che l'azienda stanzia annualmente per le spese legali). O la lotteria dei «bacini di reperimento». Dentro ci stanno i td con più anzianità di servizio che l'azienda, con un accordo sindacale, si è impegnata a trasformare in dipendenti fissi. Finora mamma Rai con una mano ne ha «assorbiti» un centinaio, mentre con l'altra ha riaperto il rubinetto della precarietà con raffiche di cocopro e «collaboratori» vari. Trattati peggio dei td, stanno scoprendo pure loro la strada del tribunale. Endemol, Magnolia, Grundy, Fascino sono case di produzione che realizzano e vendono format chiavi in mano alle emittenti televisive. Prendiamo ad esempio, ma il discorso vale per tutte, Fascino che, essendo di proprietà della coppia Costanzo-De Filippi, ci evita di ricordare cosa produce. Come lo produce? Moltiplicando a cascata le esternalizzazioni e, quindi, la precarietà. Fascino, in sostanza, affitta a tempo determinato impianti, tecnologie, automezzi, personale. Forniti dai «service» (Sbp, Palomar, Etabeta, Frame, Video3, Euroscena sono quelli che vanno per la maggiore) che, a loro volta, hanno una manciata di dipendenti fissi e un'agenda di nomi e numeri di telefono alta una spanna. Il contratto tra Fascino e service dura quanto il ciclo del format (in genere 9 mesi). Ma il personale assoldato dai service è costretto ad accettare contratti di pochi giorni, firmati molto dopo l'avvenuta prestazione, sempre rinnovati. Un cameraman di un service: «Alla fine del mese mi ritrovo tante buste e pochi soldi. 100 euro per ogni giorno lavorato. Sono quattro anni che non posso ammalarmi. Sono telecineoperatore, nei fogli che mi fanno firmare risulto impiegato tecnico di terzo livello. Fanno figurare che lavoriamo come troupe d'emergenza, chiamata a dar manforte a quella fissa, che saremmo sempre noi. Siamo i braccianti del terzo millennio». Questa carrellata sulla precariatà dell'indotto televisivo non rivela segreti, non scopre altarini. Eppure, nessuno degli otto lavoratori intervistati ha accettato di metterci il suo nome. E' questa la vera notizia. La precarietà cancella i diritti, persino quello ad avere un'identità. Enrico Cremagnani è la classica eccezione che conferma la regola. Guarda caso, è un precario di lusso e per scelta. Milanese, trent'anni, partita Iva, gira, monta e confeziona servizi per All Music, televisione tematica del gruppo L'Espresso. Possiede i suoi mezzi di produzione (Marx evergreen!), videocamera e computer, «basta applicargli un programmino e si possono montare suoni e immagini». Ha una scrivania in redazione, preferisce lavorare «da casa». Guadagna 2.750 euro netti al mese, può permettersene due di ferie. «Prendo più dei miei capi e la ragione è semplice. Faccio risparmiare a All Music un sacco di soldi». Ore di lavoro? «Variabili, più una cosa mi piace più le dedico tempo». Insomma, un pascià. «Sì, sono un privilegiato, devo vergognarmi?».Il numero dei privilegiati, già esiguo, è destinato ad assottigliarsi. Il mercato televisivo è saturo, dice Nicola Zappa, delegato della Cub a Telelombardia, assunto a tempo indeterminato come mixer video-regista dopo anni da free lance. «Negli anni ottanta un operatore con una giornata di riprese alle sfilate di moda si faceva le sue belle 700 mila lire. Ora rimedia 200 euro». Senza i precari, pagati 50 euro a giornata, metà del palinsesto di Telelombardia salterebbe. Purtroppo, chi è assunto «guarda al suo, se ne fotte dei precari». Alla Rai di Milano, racconta Giusi Corbelli, delegata della Slc-Cgil, «non abbiamo più costumiste interne. Solo in paio di sarte, giusto per tirar su un orlo o stringere con gli spilli un vestito». Anche Giusi torna, a rovescio, sul diritto al nome. «Solo chi è assunto fisso può permettersi il lusso di togliere il suo nome dai titoli di coda da trasmissioni imbarazzanti e offensive». Quelle tutte tette e culi? «Ecco, proprio quelle lì». Precarizza di più la Rai o Mediaset? «Se si guarda ai dipendenti interni bisogna riconoscere che, in proporzione ai suoi 3.500 addetti, ci sono meno precari a Mediaset», risponde Marco Del Cimmuto, segretario nazionale della Slc. E non è tutto: in Rai sta «drammaticamente» crescendo la quota di produzione appaltata all'esterno che moltiplica e disloca altrove la precarietà.


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martedì 27 novembre 2007

La precarietà secondo me, dal di dentro...

La trasmissione Report (Raitre, domenica 25 novembre 2007) ha dedicato un ampio servizio ai precari della Sanità pubblica. Chi l'ha potuto seguire si sarà reso conto di come (la sintesi, in un post, è d'obbligo, chi vuole saperne di più potrà visualizzare testo e filmato dal sito di Report) molti infermieri che prestano servizi negli ospedali del Lazio siano stati assunti, e vengano anche retribuiti, come addetti alle pulizie, mentre invece le cooperative per le quali lavorano ricevono compensi a livello di infermieri professionali qualificati. Tutto quanto raccontato dai colleghi è interessante, ma rimane un ragionamento da fare: non esistono solo gli esternalizzati che lavorano negli ospedali. L'Ente radiotelevisivo di Stato, in casa propria, si comporta né più né meno che gli ospedali di cui sopra. Vogliamo, cari amici, avere il coraggio di raccontare (anche perché molti di voi stanno in queste condizioni) come lavorano i precari della RAI (e delle tv commerciali)? Alcuni spunti di discussione: 1)La questione dei dipendenti assunti a tempo determinato (TD), con contratti di durata variabile da tre settimane a nove mesi, con uno stop obbligatorio tra un contratto e l'altro onde evitare di far lavorare una persona dodici mesi di fila. 2) La paga dei TD è bassissima, appiattita e non tiene assolutamente conto delle capacità professionali, anche esterne all'Azienda, di ciascun dipendente, per cui un montatore RVM con un'esperienza di trent'anni viene pagato esattamente quanto un collega di vent'anni al suo primo impiego. 3) Se in RAI non hanno ancora avuto la faccia tosta di far lavorare diffusamente nei vari centri di produzione personale precario assunto da cooperative, di fatto una grande percentuale di lavori, specialmente per quanto riguarda la postproduzione, viene appaltata all'esterno. Se cambia la forma, la sostanza rimane identica. Le società che lavorano in appalto, normalmente, pagano ancora meno della RAI i lavoratori che, spesso, sono gli stessi precari che vi si appoggiano tra un contratto e l'altro... Anche perché, se la RAI li fa lavorare per nove mesi, le bollette, affitti o rate di mutuo e spesa per far mangiare e vestire se stessi e la famiglia, guarda un po', incidono sul loro bilancio per dodici mesi l'anno.4) La spirale perversa precariato/cause di lavoro, per cui, dopo qualche anno di questa vita, i TD fanno causa all'Azienda per venire assunti a tempo indeterminato. Normalmente, la RAI perde e paga le spese legali. Si calcola che 80 milioni di euro all'anno se ne vadano via in questo modo. Quanto basterebbe per garantire un ottimo stipendio e regolarità retributiva/contributiva a un migliaio di persone.

Essere precari a 50 anni

Salve, questa è la mia storia.

Maggio 1975. Ho iniziato a lavorare in televisione a 18 anni, mancavano poche settimane all'esame di maturità e avevo già scelto che quello della tv, e in generale dei media sarebbe stato il mio campo lavorativo.

Una decisione presa in seguito all'attrazione esercitata su di me da tutto quanto faceva libertà d'espressione e trasmissione attraverso le onde hertziane.

Adolescente, ero un CB, ovvero quegli appassionati di radio che, a differenza dei radioamatori patentati (gli OM e gli IW), impiegavano in assoluta illegalità la frequenza dei 27 MHz per chiacchierare, ma anche per svolgere servizi di utilità sociale come la difesa antincendi, la ricerca di donatori di sangue e via dicendo. Dalla lotta per fare legalizzare la "Banda 27" alla decisione di impegnarmi, collaborando con le nascenti radio-tv libere, nella battaglia per sconfiggere il monopolio RAI, il passo fu breve. Certo, in quell'epoca, mai e poi mai mi sarei immaginato di ritrovarmi, adesso, con in tasca il tesserino magnetico color blu di dipendente TD della Radiotelevisione Italiana...

Nel mezzo, in tutti questi anni, ne ho combinate un bel po'. Ho visto nascere, anzi, ho fatto nascere tv e radio locali, poi a metà degli anni Ottanta ho iniziato a lavorare (a tempo indeterminato, quelli erano bei tempi) in una società che lavorava in appalto per la Rai e per le reti private. A quell'epoca Canale 5 era di Berlusconi, Italia 1 di Rusconi e Rete 4 di Mondadori. Sapete com'è andata a finire. Poi ho dovuto cambiare lavoro, il settore degli appalti è stato rivoluzionato dalla nascita dei sistemi digitali che, specialmente per il montaggio e la grafica, hanno fatto passi da gigante. Avevo trascorso dieci anni, in quell'appalto. Altri dieci li ho passati in un network satellitare straniero, dal quale sono scappato nel 2004, Da allora, contratti con la Rai e con Videotime, La7, Sky, Fox e prestazioni occasionali presso appalti vari. Potrei definirmi un freelance, se non fosse che in Italia questa parola, troppo spesso, diventa sinonimo di precario...