lunedì 3 dicembre 2007

Niente lavoro per gli over 40

Copio e incollo dal sito del "Tirreno":
A 50 anni il lavoro diventa una chimera
Il dramma degli over 45-50: se perdi il lavoro o se ti metti alla ricerca a quell'età, non hai quasi speranza di trovare un'occupazione. Anche le statistiche lo confermano. E Patrizia Locatelli, da Cecina, lo denuncia con forza. Ecco il suo drammatico sfogo
di Anna Cecchini
CECINA. «Una dichiarazione di guerra in nome della libertà e dignità di ogni essere: atto dovuto quanto inutile al giorno d’oggi, ma indispensabile per non morire anche dentro». Comincia così la lettera di Patrizia Locatelli, una signora che cerca lavoro. Un lavoro qualunque, un’occupazione di fortuna, un’attività che le serva per pagare l’affitto e mangiare. Insomma, l’indispensabile per sopravvivere. Il fatto è che la signora Locatelli ha 55 anni e questo benedetto lavoro non riesce a trovarlo. La donna oltre tutto può vantare un elevato grado di istruzione e numerose esperienze lavorative in settori di rilievo. E non si può dire che non si accontenti, visto che in diversi periodi della vita ha accettato impieghi di vario genere, dalla ristorazione all’attività di dog-sitter. Ma adesso non riesce a “racimolare” neanche quelli. Dopo mesi di ricerca, rivelatasi vana, la signora Patrizia è stanca e ha deciso di rendere pubblica la sua situazione, non tanto per sottoporre all’opinione pubblica il suo caso personale, quanto per puntare i riflettori sulla condizione di abbandono e incertezza che investe centinaia di donne di mezza età. Nella sola Bassa Val di Cecina, limitandosi ai dati in possesso del locale Centro per l’impiego, dall’inizio dell’anno sono state 94 le donne tra i cinquanta e i sessanta anni che si sono iscritte alle liste di collocamento, 73 delle quali di nazionalità italiana. Ancora più significativi sono i numeri mappati dalla Regione Toscana, che fanno emergere come, sul totale delle persone attive a livello occupazionale - assunte con qualunque tipo di contratto o in cerca di occupazione - la percentuale delle donne comprese nella fascia tra 55 e 64 anni si riduce a un 8,6 percento. Il dato globale delle occupate - come chiarisce anche Gianfranco Simoncini, assessore regionale alla formazione e al lavoro - si attesta al 55 percento e cresce durante ogni trimestre. Ma in verità le percentuali sono ben diverse se si considerano le varie fasce, visto che i dati percentuali scendono sulla base dell’età femminile. Se nella sezione delle donne tra 50 e 54 anni l’occupazione è del 56,6 percento, nella fascia successiva (54-59 anni) scende al 32 percento, per calare all’11,2 tra i 60 e i 64 anni. E si tratta soltanto delle cifre relative all’emerso, ma in verità il fenomeno della disoccupazione tra le donne che hanno superato i cinquant’anni è assai più ampio - come sottolineano anche al Centro per l’impiego, che riesce a percepire soltanto la punta dell’iceberg.
Un iceberg gelido, fatto di persone che, passati i cinquanta, provano pudore, se non atroce vergogna, a cercare un’occupazione attraverso le vie istituzionali e quindi entrano nel giro del lavoro nero, che imperversa nei settori delle attività stagionali, siano esse legate alla ristorazione o all’agricoltura, e nei servizi di assistenza. La protesta di Patrizia Locatelli, che di tentativi ne ha fatti tanti, vuole mettere in evidenza proprio questo fenomeno, che lega il suo destino a quello di una lunga schiera di donne over cinquanta. «Si rischia la via del non ritorno - scrive la signora Locatelli - soprattutto se si è persone serie, leali, legali e oneste». Lei, Patrizia, viene da una buona famiglia lombarda e ha un elevato livello di istruzione (ha quasi raggiunto la laurea in lingue). Dopo aver ricoperto ruoli importanti nel settore assicurativo e come agente di commercio, all’inizio degli anni Novanta si trasferisce in Toscana, sulla costa livornese, e da allora - principalmente a causa di problemi nell’ambito familiare - è costretta a rimboccarsi le maniche, accettando occupazioni di basso profilo. Fino ad oggi la signora Locatelli è riuscita a tirare avanti alla meglio, ma dal settembre scorso non ha trovato lo straccio di un lavoro. Così, ha deciso di sfogarsi. «Per le qualifiche - scrive ancora la signora Patrizia - e l’esperienza non si può essere asssunti come apprendisti. Dietro a un banco di vendita solo ragazze giovani e possibilmente compiacenti». E non è finita, il settore delle vendite rivela altri lati oscuri, principalmente dal punto di vista delle retribuzioni.
«Come venditore - scrive - l’importante è fare ciccia, anzi, più si è disponibili a mentire e meglio è. E per il contratto adeguati, o così o niente. E in questo settore si rischia di lavorare gratis». Alla signora Locatelli non è andata meglio quando ha provato a cercare un’occupazione in campagna, dove la situazione è «peggio che mai, c’è sempre chi lavora a 5 euro l’ora al nero, ma anche a meno». Niente di positivo è arrivato neppure quando ha tentato di avvicinarsi ai lavori di servizio, ossia l’attività di assistenza ai malati, di badante, o semplicemente nelle ditte di pulizie. «Entrare in una qualsiasi cooperativa - scrive - dei lavori più umili è impossibile se non si conosce qualcuno. Il giro delle badanti e assistenti ai malati assomiglia molto alla mafia». Snervata dalle tante porte che si è vista chiudere in faccia, Patrizia Locatelli, che adesso si trova senza un’attività lavorativa e rischia di dover lasciare l’appartamento preso in affitto e di finire in mezzo a una strada, ha deciso di denunciare la sua situazione e quella di tante altre donne che come lei, sole, disoccupate e con un affitto da pagare, stentano a sopravvivere.
(30 novembre 2007)

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